Nonostante nel mondo occidentale vi sia chi la studia e pratica come fosse una scienza, l’astrologia è spiritualmente orientata e usa uno strumento a sé per indagare il reale, cioè lo Zodiaco, quindi non ha bisogno di un terreno epistemico per risultare visibile e credibile. Oggi questo sapere rappresenta soprattutto persone che nella normatività non trovano posto e anzi la rifiutano, perché la colonizzazione della narrativa storica ha ingabbiato e cancellato le esperienze non assimilabili e assoggettabili, declassandole e combattendole con la violenza. L’astrologia nega la categorizzazione aprioristica del bene e del male; assurge a un diverso bisogno spirituale e sostiene soggettività a cui spesso è negato il diritto a una vita interiore, spingendole verso l’applicazione di un desiderio politico di giustizia sociale, di magia, di trasformazione.

Attraverso 12 segni zodiacali, 10 pianeti, 4 elementi naturali, 12 case astrologiche e almeno 5 aspetti di relazione, ogni soggettività è invitata a intraprendere un percorso di consapevolezza; basato sul rispetto del vivente, al fine di sviluppare una sensibilità personale e collettiva con cui restituire al mondo ciò che viene ricevuto. L’astrologia è stata risignificata dalle persone queer come strumento di liberazione e non come ideologia sostitutiva, perché è a tutti gli effetti qualcosa di inizialmente impalpabile che poi diventa tangibile attraverso l’esperienza nel collettivo; permette di raccontarsi spontaneamente e fuori dalle trappole dell’identità, in quanto descrittiva e non prescrittiva, e orientando verso chi si è e non ciò che si è, proietta in una dimensione antiautoriaria che pone l’attenzione sull’autoriflessione come forma di impoteramento. Inoltre non c’è determinismo: lo Zodiaco offre molte possibilità di lettura rispetto alla norma, che invece divide il mondo in categorie binarie (per questo il segno dato alla nascita non è uguale al genere dato alla nascita, ma anche perché le combinazioni tra segni e pianeti sono molte di più, mentre i generi per la norma sono due).

Le diverse soggettività condividono la stessa dimensione e hanno come obiettivo quello di co-creare l’esperienza. L’interpretazione queer dell’astrologia offre molteplici possibilità, poiché consente alle persone di decidere come utilizzare e identificarsi con le informazioni che fornisce su di loro. Il destino non è nelle stelle ma le stelle sono nostre complici nella creazione dell’esperienza sulla Terra, e se anche si volesse credere all’esistenza di un destino, il fatto che questo possa avere a che fare con i corpi celesti e non con lo Stato è di certo più rassicurante. La bibliografia di riferimento utilizza archetipi che appartengono a due culture patriarcali, cioè quella greca e romana, che vanno a loro volta messe in discussione. Il mito, insomma, dev’essere riscritto, e l’astrologia queer intende dimostrare che la mancanza di immaginazione in cui siamo immersə è l’effetto di una mente colonizzata, incapace di vedere non solo ciò che non esiste ancora, ma soprattutto l’esistente nella sua complessità. E l’immaginazione è l’inizio della libertà.

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I quattro elementi